lunes, 8 de enero de 2007

LUCES Y SOMBRAS

You´re the bossa (by Kevin Johansen) de fondo esta noche...

¿Quién sabe del futuro? Nadie.

Aún y así, quizá por eso mismo, las promesas nos dan vidilla. Son una intención, que no es mucho, pero sí lo suficiente para que nos nazca una esperanza. La ilusión de pensar que lo que llegará en teoría mañana, o dentro de X días, nos completará hace caminemos a otro ritmo.
No soy partidaria de construir castillos en el aire; sé que hace falta una buena base para crear y también sé que en esa base hay un componente, en el espacio entre molécula y molécula, que no tiene ni materia ni, probablemente, explicación pero resulta del todo imprescindible. Es como la buena fe de los (buenos) creyentes... no hay ningún indicio real de que exista ESO pero... les hace felices pensar que es así, les da esperanza, consigue que el mundo, su mundo, tenga un sentido... No juzgo su utopía, estupidez o credulidad... simplemente es genial que caminen sonriendo, pensando que todo tiene algún motivo de ser.
En ateos como yo esa esperanza viene dada por los otros, los que no son tú. Me gusta cuando X dice "Un día de estos te voy a hacer una tortilla de chuparse hasta los codos". Su intención, porque lo dice, es hacerlo... y eso ya es un minipunto!!! O en los viajes... yo los disfruto desde que los pienso... porque no sé si los haré pero prometen tantas cosas....
En fin, R, que no tengas miedo de prometer... eso significa para el que te escucha, sólo, que hay un deseo (común en este caso). Posted by Picasa

3 comentarios:

Anónimo dijo...

Mira que me costó encontrarte... esto se ha multiplicado tanto que me acabo de meter una sobredosis de buena lectura. Podría haber comentado cada uno de ellos, pero me falta emoción y energía. No porque no me la provoques, sino porque me la han quitado hace un tiempo. A ver si vuelve un día de estos, yo te aviso.

No me interesa tu nombre…
Tu raza: no me interesa…
Te miro a vos. Miro al hombre,
Y siento una gran tristeza…
Son tus ojos siempre dulces,
Con esa rara belleza
Que nace del corazón
Y acrecienta la nobleza.
A veces… ¿Sabes?... yo pienso
Que Dios te puso en la tierra
Como un símbolo de amor
que los hombres no interpretan…
Decir que sos un “AMIGO”
Sonaría como una ofensa…
“AMIGO”: es una medida…
y al perro: le queda estrecha…!!!
Los cachorros vagabundos
(como criaturas huérfanas)
valoran más la ternura
…y pagan con más nobleza…
TAN SOLO PEDIS CARIÑO
Y HAY GENTE QUE TE LO NIEGA.
No me interesa tu nombre
Tu raza: no me interesa
y…, si por un gran “milagro”
yo fuese un “perro cualquiera”
viviría con orgullo
y no: lleno de vergüenza…!!!
EDUARDO CESAR VIGLIETTI

Anónimo dijo...

las palabras son aire, pero hay un tipo de construcciones "que hacen cosas", como ordenar, jurar... prometer es una de estas extrañas palabras que hacen cosas con solo ser dichas... mira tú qué mágicas son... te hacen sentir bien y te dices, "aún se puede, aún hay alguien que..., aún hay alguien en quien poder creer"

Anónimo dijo...

Luci ed ombre...mi cattura questo blog a cui hai dato vita, e mi va di dire la mia, nella mia lingua visto che non potrei fare meglio nella tua.
Luci ed ombre, dicevo, anzi leggevo, e l'immagine che mi si è accesa immediatamente è quella delle feste appena passate. Il Natale, le luci per la città, i negozi sfavillanti, la frenesia per buttarsi a capofitto nel bagliore festaiolo necessario per regalarsi l'illusione. Di che poi? Mah! La bontà? La serenità? Il clima di festa? Lo sfregolio palmare all'idea del regalo più desiderato?
A quante piccole lucine ci aggrappiamo pur di convincerci che la nostra realtà è molto meno triste di quanto realmente ed effettivamente sia?
Ma non è di questo che volevo scrivere: il tema è inflazionato, e qualsiasi analisi approfondita sulla realtà del "general- vissuto" nascosta dallo sberluccichio natalizio rischia di diventare un di più o di ingigantire ulteriormente il senso di nausea che accompagna la consapevolezza del mio vivere.
Insomma non ho bisogno di mettere nero su bianco per rendermi conto di quanto triste sia la quotidianità fatta di ritmi assurdi e di impulsi ormai meccanici...nonostante le apparenze, nonostante il buon spirito, nonostante la mia capacità di vedere uno sparuto spolverio di gloss anche dove il nero è più profondo, non posso che realizzare di essere ciò che mi si chiede di essere: un automa.
E tant'è...
Quello che invece è il mio pensiero, suggerito dal tuo blog e legato alle feste è stato la paura.
Avevo paura di questo Natale, non tanto per le luci, ma soprattutto per le ombre.
Avevo paura del pranzo familiare, avevo paura dei rituali, spesso snobbati o mal sopportati gli anni addietro ma, improvvisamente densi di un nuovo significato quest'anno. Un significato che ha riempito quel posto lasciato vuoto.
Non è andata male, pensavo peggio.
Temevo di non reggere a tanta emotività, di non essere in grado di gestire la farcitura emotiva che accompagna tacchini, capponi, cotechini, panettoni, torroni e quant'altro.
Invece ce l'ho fatta. Una o due lacrime, non di più, e ovviamente il mascara era rigorosamente water-proof; ho anche preparato la tavola con una insospettabile non curanza rispetto al numero dei piatti con cui apparecchiare. Ho semplicemente allargato i posti pur di dare l'impressione che non ci fosse un vuoto.
Sono stato bravo.
Oppure no; ho solo fatto finta di niente pur sapendo che da qualche parte, anche inconsciamente, un lento ma continuo rigolo di dolore si muoveva nell'ombra dei miei sensi.
Scrivo stasera, a due mesi esatti da quando quel vuoto si è improvvisamente venuto a creare nella mia vita.
E trovo la definizione di vuoto sempre meno esatta.
Quel vuoto si è riempito; si è riempito di rabbia, si è riempito di quel lento e perpetuo dolore che si è accumulato al punto di tracimare; si può dunque chiamarlo vuoto?
E' come se i miei sentimenti fossero confluiti e si fossero mescolati e confusi in una zona d'ombra del mio cuore, accessibile solo a me quando me lo consento; a volte bruciano, a volte sono un po' più assopiti, ma già so che prima o poi esploderanno, e sarà una vera eruzione...mi chiedo: sarà quell'esplosione di rabbia incandescente che mi permetterà di vedere questa tragedia in una luce nuova, o certe cose che ci accadono nella vita sono destinate a creare ombre indelebili sul nostro cuore?
Un bacio grande
Matteo